PIERO FARULLI

“La musica è un atto di amore verso l’umanità: l’ho imparato dai quartetti di Beethoven e mi sono impegnato a farlo capire a tutti”

Piero Farulli, nato a Firenze nel 1920, è stato violista del leggendario Quartetto Italiano dal 1947 al 1977. Con questa formazione ha inciso l’opera completa di Beethoven per quartetto d’archi, tutta l’opera quartettistica di Mozart, ma anche Brahms e Schumann e Webern; storiche restano le incisioni di Ravel, del Quartetto di Verdi, di Debussy, per non parlare delle innumerevoli incisioni di alcuni fra i maggiori quartetti di Schubert e di Haydn. Il Quartetto Italiano ha onorato il nome dell’Italia nel mondo intero, dalla Russia agli Stati Uniti, dal Giappone al Sud America.

Dopo la drammatica interruzione dell’attività col Quartetto Italiano nel dicembre ’77, Piero Farulli, un anno dopo l’infarto che lo aveva colpito, sorretto da un indomito amore per la musica, riprende la sua attività di violista con nuovi colleghi, antichi amici: il Trio di Trieste e il Quartetto Amadeus. Ma non può rinunciare alla amorosa frequentazione delle più alte pagine del patrimonio musicale quali annovera l’inesauribile mondo del quartetto d’archi. Ecco il perché del Nuovo Quartetto, rivisitando con giovani colleghi la scaturigine più profonda, la radice più autentica del suo esser musicista.

Una storia, questa di Piero Farulli, che già così stupisce per la sua pienezza e la sua intensità. Ma altre ancora sono le dimensioni in cui questo musicista, calato come nessuno nella realtà della società contemporanea, ha operato con instancabile energia. “La musica, un bene da restituire”, così si può sintetizzare la sua linea di condotta, la sua professione di fede; e l’ha restituita a piene mani, come maestro e come organizzatore musicale. Enumerare tutti i violisti che in venticinque anni di attività didattica ha saputo creare sarebbe spaventosamente lungo. Certo è che le presenze più significative in questo ambito oggi ,sono uscite dalla sua scuola.

Ha contribuito in modo determinante alla nascita di tanti giovani ensembles: dal Quartetto di Cremona al Quartetto d’archi di Torino, dal Savinio all’elevetico Modigliani, al Prometeo, per citare solo quelli più noti al pubblico italiano.

Ha fondato nel 1962 un festival, l’Estate Fiesolana, che ha sempre avuto come momento centrale la promozione dei giovani e la diffusione della grande musica a tutti: l’esperienza dei concerti itineranti  nelle aie, nelle chiese, nelle case del popolo avviata a Fiesole nel 1970 si realizzò con anni di anticipo rispetto ad altre esperienze similari nel Paese. Protagonisti erano Accardo, Pollini, Ughi, Desderi etc.

Del 1966 è la creazione del Comitato Nazionale di Musica e Cultura, dove seppe far coagulare tutte le forze vive della cultura musicale italiana senza distinzioni di posizioni politiche (convivevano personalità come Goffredo Petrassi, Leonardo Pinzauti, Luigi Pestalozza, Massimo Mila, Fedele D’Amico, Valentino Bucchi, Paolo Borciani, Nino Carloni, Andrea Mascagni, Luigi Dallapiccola, etc) per realizzare un disegno di riforma del sistema scolastico  sia in ambito specificamente musicale che  inserendo la musica nel panorama globale dell’educazione.

Nel 1972 alla Scuola Normale Superiore di Pisa, l’istituto formativo culturalmente più avanzato di tutto il Paese, Piero Farulli, grazie all’amicizia fraterna con l’allora direttore, il fisico Gilberto Bernardini, riesce a far entrare la musica non solo come spettacolo, ma come pratica attiva attraverso il coro, le lezioni di educazione musicale, il quartetto in residenza e lavora intensamente e gratuitamente per oltre tre lustri creando la Stagione dei concerti della Normale. Con il Coro Galilei affronterà il repertorio sterminato delle Cantate di Bach accompagnato da un’orchestra formata da professori e studenti della Normale ,dai suoi allievi  e da lui stesso.

Convinto della necessità di strappare il musicista dalla sua “turris eburnea” in cui si era confinato per tradizione, fonda con Goffredo Petrassi il Sindacato Musicisti Italiani; attraverso questo organismo i musicisti, sopratutto i più illustri, avrebbero dovuto e potuto prendere coscienza del ruolo sociale della musica, del loro dovere di dare vita a tutte quelle azioni che potevano contribuire a diffonderne la conoscenza, la sua pratica attiva, ed essere insieme protagonisti di un risveglio socioculturale nei confronti di questo linguaggio ad di là  e contro ogni atteggiamento  puramente estetizzante in un ritrovato rapporto con lo spazio che la musica deve occupare nella cultura generale della società italiana

Ma la creazione forse più  stupefacente rimane la Scuola di Musica di Fiesole che anticipava la filosofia di un altro grandissimo, il venezuelano Josè Antonio Abreu : la musica per tutti attraverso la sua pratica attiva.

Sorta nel 1974, ancora oggi costituisce l’istituzione pilota dell’Italia musicale. In quasi 40 anni, con finanziamenti risibili, ha saputo imprimere un cambiamento radicale nella prospettiva del ruolo sociale della musica e dei musicisti. Aprendo le porte della pratica attiva della musica ai bambini piccoli e piccolissimi come agli anziani ne ha fatto un elemento insostituibile nella crescita sociale e intellettuale di ogni essere umano. Non più un linguaggio di elite per pochi ,ma un grande strumento di democrazia che attraverso il quartetto, l’orchestra indica la forza straordinaria del lavoro di insieme. Grandi maestri come Claudio Abbado, Salvatore Accardo, Riccardo Muti, Giuseppe Sinopoli,  Daniele Gatti Maurizio Pollini, Carlo Maria Giulini, il Trio di Trieste, Gabriele Ferro e molti  altri con loro, hanno sostenuto il progetto di Piero con la partecipazione personale anche a titolo gratuito. Il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi ha scritto:

…Fiesole ha saputo privilegiare il lavoro collettivo e di squadra: servendosi del contributo di personalità eccellenti ha formato all’eccellenza. Ha indirizzato nuovi talenti all’attività concertistica, badando costantemente a custodire, alimentare e rinnovare il nostro prezioso patrimonio culturale…

Quale debito incommensurabile di gratitudine ha il nostro Paese per quest’uomo che ha saputo, con semplicità e ferma determinazione, vincere la pigrizia e l’inedia generale nei confronti di questo grande patrimonio, e contro ogni logica di mercato ha dato corpo ad un sogno utopico, il più bello che un uomo e un musicista possa sognare.

Farulli è stato docente al Conservatorio di Firenze dal 1957 al 1977, al Mozarteum di Salisburgo dal 1980 al 1983, alla Escuela Reina Sofia di Madrid dal 1998 al 2000 dove ha fondato la classe di quartetto d’archi e all’Accademia Chigiana di Siena dal 1978 al 2006.

È stato più volte membro in commissione di concorsi internazionali quali quello di quartetto del Pražskéjaro, il Tertis di Londra, il Ciaikowsky di Mosca, ARD di Monaco, Banff in Canada, Portsmouth; per quasi due lustri direttore artistico del Premio Internazionale di Musica da Camera Vittorio Gui, fonda assieme a Cheiko Hara Cassadò il Concorso Internazionale di Violoncello Gaspar Cassadò (Presidente Mstislav Rostropovich) per onorare la memoria di questo eccelso musicista.

Per la sua attività didattica ha ricevuto il premio M. Mila e il premio Abbiati della critica musicale italiana. Accademico di Santa Cecilia, Grande Ufficiale al Merito della Repubblica, è stato insignito della medaglia d’oro per i benemeriti dell’Arte e della Cultura, e successivamente dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’ordine della Repubblica Italiana dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Ha ricevuto dalle mani della Regina di Spagna il Premio Yehudi Menuhin “a la integración de la Educación y las Artes”  su indicazione della Scuola Superiore di Musica Reina Sofia di Madrid. Gli è stato assegnato il Pegaso d’Oro straordinario della Regione Toscana “per il suo eccezionale impegno di artista, educatore e cittadino”E’ anche stato insignito del Premio Speciale dell’Associazione Toscana–USA. Nel 2005 ha ricevuto per la Scuola di Musica di Fiesole il Premio speciale Presidente della Repubblica su designazione dell’ Accademia Nazionale di Santa Cecilia.