Comitato Nazionale per l’apprendimento pratico della Musica

Piano nazionale triennale
Musica nella scuola e nella formazione del cittadino
A cura del Comitato Nazionale per l’apprendimento pratico della Musica (MIUR – art. 2 e art. 3 del D.M. 156 del 7/03/2013)
1. Fare musica tutti
L’importanza della musica nell’istruzione e formazione dei giovani è ormai riconosciuta da consolidati studi in diversi ambiti disciplinari e dalle più recenti ricerche nel campo delle neuroscienze. È acquisito che l’educazione musicale mette in moto una feconda interazione tra i due emisferi del cervello umano e che in questo modo essa concorre a migliorare, in generale, le capacità di apprendimento e a facilitare, in particolare, lo svolgimento di operazioni complesse della mente e del corpo.
In Italia la tradizione musicale contribuisce in modo determinante a definire l’identità del nostro Paese e rappresenta un patrimonio culturale apprezzato e goduto dal mondo intero. La sua fruizione avviene non solo nei teatri ma anche in forme diffuse e popolari come quelle delle scuole civiche, delle bande, dei gruppi amatoriali e altre ancora, a testimonianza della vitalità e presenza di una tale ricchezza nella società. Per le giovani generazioni la musica rappresenta sia un linguaggio pervasivo fruito mediante i social network, l’ascolto dal vivo e la produzione attiva sia uno strumento di comunicazione, inclusione e crescita.
In considerazione di tutto ciò si propone la costruzione di un percorso di formazione centrato sulla pratica attiva della musica in tutte le sue manifestazioni, che contempli anche la dimensione estetica e storica della musica. L’obiettivo da raggiungere si può sintetizzare nell’espressione ideata dal Comitato Nazionale per l’apprendimento pratico della Musica “Fare musica tutti”. Essa significa due cose: che l’educazione musicale deve far parte del percorso formativo di tutti i cittadini; che la musica deve essere insegnata, vissuta e appresa fin dalla scuola dell’infanzia con modalità di apprendimento che considerino lo sviluppo globale della persona, la libera esplorazione attiva, l’improvvisazione, il learning by doing. L’apprendimento del linguaggio musicale si può, per alcuni aspetti, accomunare a quello della lingua materna o della lingua straniera; esse infatti si apprendono attraverso approcci comunicativi e umanistico-affettivi che hanno al centro la pratica della comunicazione verbale a partire da semplici strutture linguistiche sino a quelle più complesse. Allo stesso modo la musica si apprende facendo, suonando o cantando brani musicali, improvvisando e componendo fin da piccoli, così come il suo significato si comprende e si arricchisce attraverso l’educazione estetica e storico-culturale.
L’esperienza musicale diviene così un’esperienza collettiva alla quale tutti si sentono portati a partecipare, perché coinvolti simultaneamente in un percorso di conoscenza complessa, di creatività e interpretazione, di imitazione ed esercizio. Il sapere musicale “pratico” va garantito a tutti come forma di cultura universale, accompagnato da un sapere musicale ”critico” che ne rafforzi per un verso la valenza estetica ed espressiva, per l’altro la relazionabilità con gli altri ambiti della conoscenza. Praticare la musica richiede, è vero, impegno e continuità, sforzo e fatica. Ma il risultato di questo lavoro dà gioia, emozione, soddisfazione per la propria crescita e concretizza il sapere musicale in pratiche culturalmente condivise.

2. La musica nel curricolo
Finora è mancata un’incisiva presenza formativa della musica nel sistema scolastico e anche le diverse norme emanate in proposito nel corso degli ultimi anni non sono state attuate. È necessario un rinnovamento dell’organizzazione qualitativa e quantitativa degli studi musicali in un’ottica sia di verticalizzazione sistematica nei diversi gradi scolastici sia di allargamento nelle diverse tipologie di ordinamento scolastico. Pertanto gli interventi dovranno riguardare:
a) la scuola dell’infanzia
Nelle Indicazioni nazionali (DM 16 novembre 2012, n. 254) il campo di esperienza della “musica” è inserito all’interno dell’area dei linguaggi artistici ed espressivi e prevede attività didattiche integrate ove la musica dialoga con i corpi dei bambini, la motricità, la danza, il gesto, la ritmica e altri linguaggi non verbali. Già dalla scuola dell’infanzia si possono sviluppare dunque percorsi di alfabetizzazione e di creatività musicale. Per attuare questi percorsi si propone:
• L’intervento di insegnanti in possesso di specifiche professionalità e competenze musicali oltre che pedagogiche, da sottoporre a rigorose procedure di selezione;
• l’intervento nella formazione dei docenti, caratterizzata dalla componente laboratoriale a partire dai moduli di formazione iniziale universitaria fino alla formazione in servizio, per potenziare e migliorare le competenze didattico- musicali di tutti i docenti.
b) Il primo ciclo
Nelle Indicazioni nazionali (DM 16 novembre 2012, n. 254) la «produzione musicale» costituisce uno dei grandi campi del sapere per i quali sono previsti un «approccio operativo» e specifici «luoghi attrezzati». Gli obiettivi di apprendimento fissati per la quinta classe della scuola primaria e per la terza della scuola secondaria di primo grado puntano, alla conclusione dell’intero ciclo, a far conseguire agli allievi importanti competenze che si possono raccogliere in tre grandi aree. La prima afferisce all’esecuzione collettiva e individuale della musica; la seconda afferisce alla conoscenza e alla decodifica del linguaggio musicale in tutte le sue più ampie accezioni fino al punto che esso possa essere utilizzato dagli allievi per costruire una «propria identità musicale»; la terza, infine, riguarda l’accesso critico «alle risorse musicali presenti in rete» e l’uso di «software specifici per elaborazioni sonore e musicali».
Questa norma dell’ordinamento, tanto precisa e vincolante quanto finora completamente disattesa, si può attuare anche in considerazione di quanto previsto dal DM 8/2011 e dalle relative Linee guida (Nota DPTI 151/2014). In particolare si propone:
• Una massiccia formazione in servizio di tutti gli insegnanti coinvolti con la collaborazione di Istituti di Alta Formazione Musicale, Università e con il contributo del Forum Nazionale per l’Educazione Musicale e con il coinvolgimento attivo degli attori del mondo della scuola, al fine di valorizzare le risorse interne, la ricerca-azione e le buone pratiche come autoformazione;
• L’intervento di docenti “specialisti” interni che:
− Nella scuola primaria, saranno insegnanti in possesso di specifiche
professionalità e competenze didattiche e musicali da offrire a un ampio numero di classi (si ritiene necessaria l’integrazione in organico di docenti specialisti secondo una logica di organico funzionale);
− Nella scuola secondaria di primo grado saranno i docenti titolari delle cattedre di musica e di strumento (a tal proposito si ritiene fondamentale un ampliamento del numero delle scuole ad indirizzo musicale nel territorio italiano istituite con DM 201/1999 e un arricchimento dello stesso decreto);
− Negli istituti comprensivi saranno i docenti specialisti di scuola primaria e quelli di scuola secondaria di primo grado utilizzati in prestito professionale.

• La collaborazione di personale “esterno” all’organico d’istituto, nell’arricchimento aggiuntivo di attività fortemente collegate al curricolo e realizzate eventualmente anche attraverso l’uso della quota di flessibilità;
• Nuove e adeguate risorse per attrezzature e strumenti. c) la scuola secondaria di II grado
I licei musicali (avviati ai sensi del DPR 89/2010) costituiscono una importante novità, ma riguardano un numero limitato di allievi; resta quindi il problema della presenza della musica nell’offerta formativa per tutti gli allievi della secondaria di secondo grado. Di tali licei andrebbe ulteriormente precisata la funzione propedeutica rispetto all’alta formazione musicale e alla formazione universitaria specifica, sostenendo l’opzione studentesca per il tramite dell’adozione di personalizzati piani di studio.
Per quanto concerne le altre tipologie di scuole secondarie di secondo grado, il documento sugli Assi culturali allegato al Regolamento dell’Obbligo di istruzione (DM 139/2007) prevede per tutti gli indirizzi, a conclusione dell’obbligo di istruzione (quindi al termine del primo biennio della secondaria di secondo grado), per quanto riguarda l’ambito dell’Asse dei linguaggi, il conseguimento sia della competenza generale relativa alla «fruizione consapevole» di prodotti delle arti (tra le quali viene esplicitamente citata la musica), sia della specifica abilità/capacità di elaborare «testi, immagini, suoni», «anche con tecnologie digitali».
Anche in questo caso si tratta di attuare questa parte dell’ordinamento, finora disattesa, e di introdurre lo studio della musica nel primo biennio della secondaria superiore. Per farlo si propone l’uso sistematico e diffuso delle quote di flessibilità previste nella struttura oraria della scuola secondaria di secondo grado sia nell’ambito liceale, sia in quello tecnico e professionale. In un primo tempo gli Uffici scolastici regionali, d’intesa con le istituzioni scolastiche disponibili alla sperimentazione, elaboreranno modelli di struttura oraria comprendenti quote di flessibilità destinate sia alla pratica musicale sia all’accostamento storico-estetico alla musica. In un secondo tempo questi modelli potranno avere una rapida ed estesa diffusione sul territorio. Negli organici determinati attraverso l’uso delle quote di flessibilità sarà inserito prioritariamente personale “interno” appartenente alle classi di concorso di riferimento e/o secondariamente personale “esterno” all’organico d’istituto.
La stessa procedura, cioè l’individuazione di modelli di strutture orarie comprendenti quote di flessibilità potrà facilitare la prosecuzione della pratica della musica e del suo studio in senso storico-estetico anche oltre l’obbligo, nell’ambito di curricoli nei quali essa non è ancora esplicitamente prevista dall’ordinamento.
Ad esempio l’uso delle quote di flessibilità negli Istituti tecnici e professionali potrebbe essere orientato per sviluppare quegli aspetti della pratica e della formazione musicale più ampia (storia, nuove tecnologie, sistemi di produzione) musicale che (come previsto dall’art. 5, comma 3, punto b del DPR 137/2010) possono «corrispondere alle esigenze del territorio e ai fabbisogni formativi espressi dal mondo del lavoro e delle professioni», con riferimento sia agli aspetti relativi al settore della costruzione degli strumenti sia a quelli inerenti al mondo della organizzazione, comunicazione, editing e promozione musicale, sia infine a quelli propri della produzione e diffusione della musica tramite i media digitali.
3. Un accordo quadro Stato-Regioni-Autonomie
Per favorire l’attuazione delle iniziative di educazione musicale indicate nei punti precedenti e il loro coordinamento con quelle autonomamente realizzate nel territorio, in un’ottica di partenariato e sussidiarietà si propone un accordo quadro Stato-Regioni, un accordo destinato anche a lanciare un segnale sull’importanza di promuovere la cultura musicale, oltre che nella scuola,

attorno alla scuola, nell’extrascuola, nelle sedi di aggregazione di adolescenti e giovani, come elemento di qualità della vita, di coesione sociale, di sviluppo di talenti e di creatività, di recupero della nostra identità nazionale e delle sue espressioni culturali.
L’accordo terrà come base di riferimento il DM 201/1999, il DPR 89/2010, il testo del DM 8/2011, le Indicazioni nazionali relative ai diversi gradi scolastici in materia di educazione musicale nel curricolo, il documento del Comitato nazionale per l’apprendimento pratico della musica su Fare musica tutti (marzo 2009), il documento di orientamento del CNPI (Pronuncia del 16 dicembre 2009) nonché i documenti normativi che disciplinano la formazione degli insegnanti di Musica. Inoltre l’accordo promuoverà una stretta collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo in considerazione del recente Protocollo d’Intesa tra il MIUR e il MiBACT, pubblicato il 16 giugno 2014 e volto a «creare occasioni di accesso al sapere attraverso la messa a sistema di istruzione e cultura al fine di sviluppare una società della conoscenza».
L’accordo dovrà lanciare programmi di grande impatto pratico e comunicativo, come per esempio: “uno strumento musicale per ogni ragazzo”, “un coro in ogni classe” e altri simili. Porre questi programmi come obiettivi strategici potrebbe stimolare iniziative, da articolare in ogni regione, che si avvalgano di un co-finanziamento messo a disposizione dallo Stato, dagli Enti locali e da privati. Per questi ultimi sarà fondamentale l’apporto fornito da: fondazioni, enti lirici, associazioni disciplinari, bande, cori, scuole di musica, associazioni di genitori e di volontariato, sponsor.
Nella prospettiva che si è venuta fin qui delineando, l’Amministrazione centrale e periferica del MIUR si impegna a mettere a sistema le attività e le buone pratiche realizzate in questi anni sul tema della musica a scuola.
Le Regioni, dal canto loro, si impegnano, attraverso apposite legislazioni regionali o delibere di carattere amministrativo, a promuovere la cultura musicale dei giovani, attraverso il finanziamento di gruppi, strutture, attività da collocare preferibilmente presso strutture scolastiche, corsi di formazione per docenti di Musica organizzati con la opportuna consulenza scientifica, in modo da favorire la sinergia tra le azioni promosse dalla scuola, dalle Università, dalle Istituzioni AFAM e quelle realizzate da soggetti pubblici e privati.
L’insieme delle iniziative sviluppate dai Comuni deve andare a costituire un Piano dell’offerta formativa territoriale, condiviso con le scuole, per la promozione della musica.
Le istituzioni scolastiche rappresentano la rete che sostiene l’incontro dei giovani con la musica. Esse promuovono questo incontro, nel Piano dell’offerta formativa, con la piena attuazione delle Indicazioni nazionali in relazione alla pratica musicale per i dieci anni dell’obbligo di istruzione e con la promozione di strutture orarie che armonizzino l’utilizzo dell’organico specifico e la quota di flessibilità per lo sviluppo della pratica musicale.
A livello nazionale deve essere costituita presso Indire una banca dati multimediale permanente delle buone “pratiche musicali” di scuole, istituzioni AFAM, Università, enti locali, soggetti pubblici e privati, con il compito di assicurare standard elevati di qualità alle attività di formazione, ricerca e produzione didattica delle scuole.
4. Conclusioni
Così come si presenta il Piano nazionale triennale Musica nella scuola e nella formazione del cittadino tiene conto del quadro complessivo delle risorse disponibili, ma chiama tutte le istituzioni a uno sforzo comune ed eccezionale che deve essere a sua volta sostenuto da nuove iniziative legislative. Esse dovranno consentire nell’ottica dell’attuazione concreta dell’autonomia scolastica (DPR 275/1999):

1. una strategia di investimenti adeguata alle necessità di crescita culturale del Paese: innanzitutto la determinazione di fondi necessari a dotare la scuola primaria del personale esperto su richiamato; secondariamente il ripristino dei fondi della Legge n. 440/1997; infine, nuove risorse per il funzionamento, la formazione del personale e la dotazione di strumenti musicali (laboratori);
2. un intervento attraverso il quale la formazione musicale di tutti i cittadini venga attuata lungo il percorso dei dieci anni di obbligo di istruzione così come previsto dagli ordinamenti, prioritariamente nella scuola primaria, tenendo conto della dichiarazioni di disponibilità all’attuazione del DM 8/2011 espressa da più di 1000 scuole primarie italiane solo per l’anno scolastico 2014/15;
3. il potenziamento e ampliamento della Scuola secondaria di primo grado ad indirizzo musicale attraverso un arricchimento del DM 201/1999 e la costituzione di una rete di istituti comprensivi ad indirizzo musicale ove consolidare il curricolo verticale di musica e promuovere forme più flessibili di utilizzo del personale;
4. la reintroduzione dell’organico funzionale e l’effettivo utilizzo della quota del 20% di flessibilità curricolare (DM 28 dicembre 2005 e DM 46/2006);
5. la reintroduzione dell’educazione musicale – intesa come acquisizione di competenze sia per lo sviluppo della dimensione pratica sia per la comprensione e la fruizione consapevole della musica – in tutte le tipologie della scuola secondaria di secondo grado e l’ampliamento dei Licei musicali a livello territoriale.
Si tratta di un intervento di civiltà da realizzare nell’arco di un triennio, volto a consolidare un patrimonio di tradizioni acquisito e a creare un terreno nuovo di esperienze didattiche utili per determinare tanto – nell’immediato – un progresso dell’apprendimento in tutte le discipline quanto – nel corso del tempo – lo sviluppo un filone della formazione per tutta la vita la cui importanza è fortemente sottolineata dalla Raccomandazione 2006/962/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006. Ma si tratta anche di un intervento destinato a chiamare a raccolta, intorno alla pratica musicale e alle scuole che vi si impegnano, forze sociali, culturali ed economiche ricche di potenzialità che finora non hanno dato tutti i frutti che avrebbero potuto. L’Italia ha bisogno della sua musica per crescere armoniosamente.

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